Si possono convincere i lettori a ricevere annunci di pubblicità on line di solito esclusi con appositi software di ad-blocking? Nel mese di luglio il Financial Times ha effettuato un esperimento di 30 giorni per cecare di convincere i lettori a non bloccare gli annunci di pubblicità con software specializzati nell’ad-blocking. Quindicimila utenti registrati del FT sono stati divisi in tre gruppi. A ciascuno è stato ristretto l’accesso ai servizi on line in modo diverso. A un gruppo sono state proposte storie dalle quali erano state rimosse delle parole, per spiegare il principio che una parte degli introiti pubblicitari serve alle attività editoriali. Un altro gruppo ha ricevuto il messaggio che avrebbe potuto continuare a leggere i contenuti solo se avesse autorizzato la ricezione di pubblicità. I lettori, secondo la testata economica, hanno risposto ai test in modo molto positivo. Il 47% di coloro che si sono trovati gli articoli decurtati delle parole hanno accettato di rimuovere il sito FT dai sistemi di blocco automatico della pubblicità. Il 69% di coloro ai quali era stato chiesto di uscire dai software di blocco per avere accesso ai contenuti, ha accettato. Il 40% dell’altro gruppo, al quale erano state inviate note per spiegare la funzione degli annunci pubblicitari, ma senza subire alcuna restrizione ai contenuti, ha optato per togliere il FT dalla lista degli ad-blocking. Secondo i responsabili della testata inglese, l’esperimento ha dimostrato che è possibile convincere i lettori a non bloccare la pubblicità digitale, dialogando con loro e spiegando le ragioni della presenza degli annunci economici.
Approfondimento
L’esperienza del FT