A chiedersi dove vada l’industria editoriale sono in tanti. Gli scenari sono in rapido movimento, e le opportunità, così come i rischi, sono equamente distribuite fra tutti i soggetti della filiera analogica e digitale. Non fanno eccezione i fornitori, soprattutto quelli impegnati globalmente nel mondo e diversificati su diversi mercati, come EidosMedia. La società, fra i leader internazionali nello sviluppo di piattaforme editoriali multimediali, ha riunito lo scorso 19 ottobre numerosi editori dall’Italia e da alcuni Paesi esteri, per una giornata di riflessioni sull’industria dei media.
Il lettore multitasking
Non c’è niente da fare: l’attenzione dei lettori è sempre più multitasking. Lo scenario dei consumatori, delineato dal direttore marketing di EidosMedia, Massimo Barsotti, non lascia dubbi. Nel mercato tradizionale di riferimento, quello del Nord America, l’adulto medio è in attività per 31 ore al giorno, ovvero assai più delle tradizionali 24 rese disponibili da Madre Natura. Al totale si arriva sommando fra loro le ore passate a consumare media: 5,18 davanti al video, 3,39 per l’audio, 1,27 sui social media, 0,19 per la lettura. Una volta non si potevano sovrapporre i canali, oggi sì: seduti di fronte alla televisione si chatta sui Social, si leggono email, si ascoltano in cuffia i brani musicali, mentre sul teleschermo scorrono le immagini senza sonoro. Tolte le 7,06 ore passate a dormire, tutto il resto della giornata è un accavallarsi di consumi incrociati di canali digitali sovrapposti fra di loro e con altre attività, come il mangiare e i lavori domestici. Alla fine dei conti, l’americano medio trascorre oltre 11 ore di tempo a contatto con i media e con le tecnologie.
Se si confrontano i dati globali sul consumo dei canali digitali con i consumi italiani, si scopre che il nostro Paese è sostanzialmente allineato alle abitudini, ed ai consumi, multitasking. Anche da noi gli adulti passano quotidianamente molte ore a contatto con i media digitali, e con tutto ciò che riguarda le tecnologie per la comunicazione, a cominciare dagli smartphone, naturalmente.
La monetizzazione
Il “futuro” dei media si plasma in continuazione. Ogni mese arrivano notizie di fusioni ed acquisizioni che propongono nuovi modelli di business e nuove alleanze fra società internazionali che fino a poco tempo orsono erano molto lontane dall’editoria.
La più grande sfida (il 60% degli editori digitali così la pensa nel corso del 2016) è la “monetizzazione”, ovvero trovare il modo di ricavare fatturati da una messe di opportunità mai vista prima d’ora. E se ormai, al seguito delle nuove acquisizioni – What’s Up, Instagram, Messenger – si può dire che sull’impero di Facebook – 1.7 miliardi di utenti attivi al mese – non tramonta mai il sole – tutti insieme i servizi del gruppo raggiungono l’86% degli utenti mondiali di Internet – il futuro per chiunque voglia fare editoria sembra possa focalizzarsi attorno ad una formula di quattro parole: sperimentare, misurare/analizzare, ripetere. È questa formula vale per tutto il “quartetto” dei media oggi disponibili: stampa, quotidiana e periodica, siti web, tablet e smartphones. Qui si gioca il successo, e qui ci si affronta quotidianamente nella sfida più importante, quella dei contenuti.
Produrre per molti mercati
Per il panel di relatori dell’industria editoriale, Daniele Bellasio, Il Sole 24 ore, Andrea Colandrea, Il Corriere del Ticino, Marco Castelnuovo, Il Corriere della Sera, Fulvio Cerutti, La Stampa, Ferruccio Pallavera, Il Cittadino di Lodi, in un’industria dove i fatturati sono ancora ancorati alla carta stampata per circa il 70%, se le storie pubblicate sono interessanti, il consumatore le legge. Poco importa se gli vengono proposte on line o su carta. I canali, si osserva, sono fondamentalmente un sistema di distribuzione. Il lettore si aspetta che i giornalisti selezionino le informazioni e le distribuiscano con i metodi più adeguati ai vari contenuti. Nella nuova industria multicanale, e con le emergenti abitudini multitasking nel consumo di contenuti, per i giornalisti è molto importante che il lettore ricordi dove ha letto una certa informazione. Più si moltiplica l’offerta e più diventa forte l’esigenza di autorevolezza dei brand editoriali. E qui tutti sono d’accordo: più il lettore si fida della redazione, più legge e più torna a cercare notizie laddove crede nella qualità dei contenuti.
La fiducia nel brand, e lo sviluppo della buona reputazione attraverso i nuovi canali di comunicazione, è un obiettivo condiviso anche da aziende che, nel loro core business, svolgono altri attività, ma che devono confrontarsi quotidianamente con i problemi della comunicazione. Marco Bardazzi, intervenuto all’incontro in qualità di direttore delle comunicazioni esterne di ENI, ha illustrato le strategie del colosso energetico per sviluppare la fiducia nel brand attraverso la comunicazione di contenuti molto specifici. Più il consumatore ha consapevolezza dei problemi, e delle soluzioni, che una grande impresa deve affrontare e risolvere, per esempio nel settore energetico, più avrà fiducia nella qualità finale dei prodotti e dei servizi. Produrre contenuti equivale a sviluppare la reputazione, che più è buona, e meglio aiuta nei rapporti con i clienti, privati ed aziende. Una grande impresa deve poter pensare ad organizzare la produzione dei contenuti sulla falsariga di quello che fanno gli editori, ovvero sviluppando una newsroom attrezzata, network efficienti ed un sistema di analisi in tempo reale dell’impatto reputazionale dei contenuti che vengono proposti ai consumatori esterni.
Tecnologie per tutti
Se queste sono le sfide, anche i fornitori devono attrezzarsi. EidosMedia, uno dei leader internazionali nella fornitura di piattaforme editoriali con la soluzione Méthode, ha colto l’occasione dell’incontro per presentare la nuova linea di soluzioni in fase di sviluppo. L’obiettivo è duplice: da un lato facilitare il lavoro delle redazioni, rendendolo sempre più svincolato dal desk e sempre più “mobile”, dall’altro integrare con il backbone specializzato Méthode le nuove opportunità offerte da applicativi standard che hanno il pregio di essere molto semplici, e molto rapidi, nella produzione, ma hanno l’inconveniente di non poter supportare i grandi, e complessi, flussi di lavoro editoriale. I partecipanti hanno visto dal vivo le potenzialità di Cobalt – ne parliamo in dettaglio anche sul numero 90 di TecnoMedia, in distribuzione – la nuova soluzione per il digital publishing e per lo sviluppo di siti internet specializzati per determinate campagne di comunicazione – come Olimpiadi o Elezioni Americane. Cobalt integra applicativi open con il sistema Méthode, consentendo di generare in tempi ultrarapidi siti specializzati, anche acquisendo pacchetti di stili dal web con semplice “copia & incolla”. Swing, forse la app più popolare fra i clienti come interfaccia redazionale, è ora anche SwingApp, uno strumento di produttività per l’iPad in grado, nelle ultime versioni, di lavorare anche in assenza assoluta di rete, un “problema” che affligge molti giornalisti che partecipano ad eventi importanti, durante i quali la richiesta di connettività può provocare dei black out improvvisi.
Il messaggio che arriva dal fronte della tecnologia è comunque positivo: gli strumenti per la gestione dei grandi flussi di lavoro e per il supporto al nuovo stile di comunicazione on line, rapido e “mobile”, ci sono. Editori e redazioni scelgano come fare il loro lavoro nel modo più efficace possibile, e non abbiano timore di fare richieste a chi il software sviluppa. Il futuro va costruito insieme.
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